“L’artista e il fruitore”, Valter Bucelli dice la sua sul mondo dell’arte

Una serata di grande interesse, quella dedicata alla presentazione del libro “L’artista e il fruitore – Vademecum filosofico per distinguere un’opera d’arte da ciò che non lo è”, il libro di Valter Bucelli con l’obiettivo di fornire gli strumenti all’utente per “smascherare” una vera espressione artistica da una semplice boutade.
A dire il vero Bucelli – sapientemente incalzato dalla presidente di Amici di Civica, Barbara Papi – ha voluto togliersi anche qualche “sassolino dalla scarpa”, descrivendo un mondo dell’arte fortemente condizionato da alcune figure – galleristi e critici in primis – ai quali sembra oggi derogato il compito di decidere chi possa definirsi vero artista e chi no. Bucelli ha rivendicato il valore del libero arbitrio nel giudicare un’opera, senza cadere nel tranello dell’ipocrisia per cui “se non la capisci vuol dire che non te ne intendi”. Una situazione che si registra sovente in particolare per le espressioni dell’arte contemporanea, che spesso adottano un linguaggio che secondo Bucelli si rivela incomprensibile ai fruitori, ma talvolta all’artista stesso. Sul valore di certe espressioni dell’arte contemporanea è quindi sorto un vivace dibattito dove si sono confrontati – in modo sempre estremamente costruttivo – chi ha sostenuto il valore dei nuovi linguaggi artistici e chi, trovandoli eccessivamente astrusi, non ne ricava quella necessaria emozione che un’opera d’arte deve saper offrire. Ma con un compromesso ribadito dallo stesso Bucelli: laddove il fruitore riesce a vivere un’esperienza estetica ed emozionale importante, anche ricorrendo a una mediazione, possiamo parlare di arte.
E gli strumenti di valutazione? Su questi Bucelli ha glissato, per non svelare il contenuto più importante del suo libro, dove troviamo preziosi suggerimenti per farsi autonomamente un’idea davanti a un’opera d’arte. Senza preconcetti ma anche senza ipocrisie e condiscendenza.

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