Coccia racconta Spacal e il dramma di un popolo oppresso

A volte, le storie sembrano trovarci “per caso”, ma la verità è che finiscono sempre nelle mani giuste. È ciò che è accaduto a Nicola Coccia, ex giornalista de La Nazione, che una volta in pensione ha trasformato la sua passione per la scrittura in un ponte tra arte e memoria storica, riportando alla luce vicende intense e spesso dimenticate del nostro Paese.
L’ultima di queste storie è diventata un libro, che Coccia ha presentato mercoledì 29 gennaio a Civica, ospite della rassegna #pensoquindiscrivo, curata dagli Amici di Civica. Dopo il successo di Strage al Masso delle Fate, stavolta ha guidato il pubblico alla scoperta della sua nuova opera: Vita del confinato Luigi Spacal che davanti alla morte diventò pittore.
Dialogando con Maria Giovanna Tiana, Coccia ha fatto rivivere un’epoca e un luogo carichi di tensione e dolore: la cosiddetta “terra di confine”, la zona di Trieste, dove il regime fascista scatenò la sua oppressione sulle minoranze etniche non italiane. Un’escalation di violenze e provvedimenti repressivi travolse anche Luigi Spacal, triestino di origine slovena, arrestato e condannato al confino ad Accettura, tra le montagne della Basilicata. Qui, lontano dalla sua terra e privato della libertà, trovò lavoro presso un falegname e, giorno dopo giorno, riuscì a conquistare il rispetto della comunità locale. Ma fu proprio in quell’isolamento che avvenne qualcosa di straordinario: Spacal scoprì nella pittura la sua voce più autentica, trasformandola in uno strumento di resistenza, un modo per preservare e raccontare la sua cultura, la sua gente, la sua memoria.
Nonostante le difficoltà, Spacal riuscì a esporre le sue opere in numerose mostre e a conquistare una meritata fama. Morì nel 2000, nella sua amata Trieste, ma il suo lascito artistico è ancora vivo: nel 1998 gli è stato dedicato un museo nel castello di San Daniele del Carso.
L’incontro con Coccia a Civica ha catturato e coinvolto il pubblico, dando vita a un dibattito intenso e appassionato. Arte, storia e letteratura si sono intrecciate tra le pagine del suo libro, restituendo dignità a una vicenda poco conosciuta, ma di straordinaria importanza. Perché la memoria ha bisogno di voci che la raccontino. E Nicola Coccia è una di queste.

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